La piuma e la pietra




La piuma e la pietra, Galleria Nazionale d’Arte Contemporanea, Repubblica di San Marino, 2005

Credo che a Vincenzo Scolamiero piaccia da morire esser considerato pittore impervio, dall’immaginazione peregrina e dall’esecuzione eletta e ultrarifinita. 
Non voglio negare codesto punto d’avvio, ma mi appare riduttivo risolvere la complessità di una mentalità e di decenni d’applicazione nel giuoco a nascondere d’immagini sfuggenti e di difficile decifrazione e classificazione. 
Dopo una lungo ed onorato percorso fatto di figure corpose, di colori densi e talvolta imperiosi, nell’ultimo decennio Scolamiero è approdato ad una pittura più introversa e segreta che tende a chiudere la comunicazione piuttosto che ad aprirla. 
Chi voglia penetrare nel cerchio delle sue figurazioni elusive ed illuminate con luci improbabili, radenti e fosforescenti, farà meglio a scardinare l’impianto figurativo ed a rimontarlo pezzo per pezzo dentro di sé piuttosto che abbandonarsi alla piena del colore e delle figure che tralucono al modo di gioielli in penombra.
Già mi ero accorto che corpi all’apparenza spugnosi, sospesi nel vuoto come meteoriti immobili, avevano un che di goyesco; funzionavano più per l’elemento scuro, per la sottrazione di luce che li rendeva impenetrabili, misteriosi come idoli. 
Era la maniera “negra”, la persistenza della forma dentro una massa plastica che penetrava come la notte negli interstizi della coscienza e della bellezza.

Enzo Bilardello, 2005

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